Addio a Serrelli

Una grave perdita

di Francesco Nucara

Ieri è venuto a mancare Gianni Serrelli.
È un grande dolore per tutti noi e una grande perdita per il Partito Repubblicano Italiano.
Gianni è stato uno di quei repubblicani che nel corso della sua vita non ha mai avuto tentennamenti di sorta su quale avrebbe dovuto essere la sua collocazione politica e ideale. Anche nel suo privato ha avuto il successo che meritava pur se talvolta il suo essere repubblicano lo ha penalizzato.
Eravamo entrambi giovanissimi quando ci siamo conosciuti e entrambi affezionati politicamente a colui che in quel momento sentivamo essere il miglior rappresentante degli interessi meridionali, per impegno culturale, sociale e politico: Francesco Compagna.
Era rimasto, come quasi tutti gli uomini del Sud legato alla sua Vico Equense, e malgrado i suoi molteplici impegni politici e professionali non perdeva occasione per dimostrare fattivamente il suo amore per la città dove era cresciuto e si era formato con le sue prime esperienze politiche.
In questi ultimi anni aveva fornito notevoli contributi al PRI attraverso la presidenza della Commissione Lavoro e Previdenza Sociale e egli stesso si era preoccupato di arricchire la stessa commissione con esponenti di rilievo della pubblica amministrazione.
Il risultato fu l’elaborazione di documenti per tesi congressuali e dibattiti tra i quali ci piace ricordare il contributo per il 46° Congresso repubblicano.
Gianni Serrelli non era certamente uno che non sapeva cosa fare: era dirigente generale dell’INAIL, impegnato nel sociale, impegnato per la sua terra d’origine, impegnato per la politica.
Il suo amore per il Partito dove è cresciuto lo ha dimostrato anche ultimamente quando non potendo partecipare alle riunioni si preoccupava di avvertire.
Aveva l’educazione personale e politica di un “repubblicano storico”, di quei repubblicani di cui si va perdendo traccia. Per i giovani repubblicani sarebbe l’esempio da seguire. Gianni silenzioso ma non silente, non alzava la voce ma quando parlava si sentiva forte e chiaro.
Ce ne fossero di Repubblicani come te caro Gianni.

Roma, 21 maggio 2015